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elezioni 2024

Montanari lancia l’associazione 11 agosto per “liberare Firenze”. Il 23 gennaio a Controradio

Redazione web 18/01/2024


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Trascrizione automatica dell’articolo:

[Speaker 2]
Ben trovati per questo nuovo appuntamento con Tutti al Voto, lo spazio sonoro e video su Controradio Web TV che ci accompagnerà fino all’appuntamento di giugno con le amministrative e con le europee. Salutiamo subito l’ospite che ci ha raggiunto oggi in studio, il professore Tommaso Montanari, ben trovato, buongiorno. Con Raffaele Palumbo faremo una riflessione con il professor Montanari alla vigilia dell’incontro che esiterà il 10 febbraio, importante, un annuncio di un allargamento anche di partecipazione data l’affluenza, lo spostamento al Puccini, dove prenderà vita ufficialmente l’associazione 11 agosto, lanciata da lei professore in un manifesto che è stato diffuso nei giorni scorsi, a ridosso dell’appuntamento di Sara Funaro, la candidata del PD con coalizione di centrosinistra al palacongressi, sala gremita, partecipazione importante, però insomma una candidatura difficile soprattutto in un contesto in cui c’è una pluralità adesso a sinistra, molto molto importante. Allora Raffaele, iniziamo con questa riflessione che vogliamo fare con il professor Montanari, lo ricordiamo, non solo promotore dell’associazione 11 agosto, ma rettore dell’università per straniari di Siena dal 2021, storico dell’arte, saggista che più volte è stato ai nostri microfoni per fare valutazioni insieme a noi, proprio sull’amministrazione Nardella e non solo.

[Speaker 1]
Qualcuno ha detto addirittura che lei ama le poltrone, non so se l’ha letto, perché ha la fondazione Ginori, ha il consiglio amicile degli Uffizi, tutti i posti… Nemmeno una retribuita. Neanche una retribuita, quindi non ci soffriamo, grazie per esserci venuto a trovare perché questi sono anche momenti in cui dice no, ma non voglio parlare perché stiamo vedendo, stiamo guardando, invece c’è grande trasparenza e grande racconto e partecipazione della cittadinanza, non solo da parte sua ma anche da altri, a questo ci fa molto piacere.

C’è un elemento forte di novità, lei è sempre stato un po’ il Savonarola o diciamo in tempi più recenti il Settis e ha sempre rivendicato la possibilità di rifiutare ogni candidatura, anche molto importante, che l’è stata spesso rivolta per mantenere questo suo ruolo terzo rispetto alla politica. Ora lei fa una scelta, come dire, importante, la vediamo in grande fermento, in grande entusiasmo, in grande attività, non più in quel ruolo dell’accademico che sta nella torre e guarda le cose che non vanno e lo fa con uno sguardo anche di grande apertura rispetto a quello che è lo scenario. È una cosa nuova quella che sta accadendo secondo me.

Ci sono dei momenti in cui io credo che ci si debba mettere in gioco completamente per quello che si è, soprattutto direi un cittadino, un membro di una comunità civile. Candidarsi a qualcosa personalmente non è secondo me il punto, non ho accettato una candidatura al Sindaco, tanti mi hanno chiesto, mi hanno proposto, innanzitutto perché ho un impegno con la mia università, con l’Università Perestrenere di Siena, il mandato dura fino al 2027, è un lavoro serio, è una comunità di cui sono innamorato e credo che gli impegni si mantengano. Quando però ci si trova nelle condizioni di decidere se si può dare un contributo alla propria comunità, lo si fa nelle condizioni in cui ci si trova in quel momento, cosa si può fare, qual è il contributo modesto che può dare una persona come me?

Provare a mettere sul tavolo alcuni temi e soprattutto provare a parlare una lingua diversa, una lingua diversa che non sia quella della politica del palazzo, delle alleanze, tutto quello che leggiamo e che naturalmente è importante e fa andare avanti una macchina che si autorappresenta, la narrazione della politica, ma il punto è che rapporto questo ha con la vita reale delle persone in un paese, in una città in cui si vota sempre di meno, in cui si ha sempre una minor fiducia nel fatto che la democrazia possa cambiare davvero la vita delle persone. Il punto non è cosa fa una persona, ma cosa fanno molte persone, cosa si fa per molte persone, prendersi cura della vita di molte persone non rinunciando a pensare che la politica possa essere uno strumento. Calamandrei diceva che la politica non è una sporca cosa e faceva l’esempio di quei due emigranti che andando in America uno sta sul ponte e si preoccupa perché la nave è in barca acqua e l’altro dorme, quando quello di sopra va a svegliare quello di sotto, l’altro gli dice lasciami dormire, ma che me ne frega la barca è mia e Calamandrei dice sì, però ci sei sopra.

Questo è un po’ il punto, credo che sia un momento in cui non si può stare a guardare, il governo del paese è in mano destra di matrice fascista, io non pensavo che avrei rivisto queste idee e queste persone alla guida del paese, la Toscana, la nostra Toscana, città dopo città passa a questa destra.

[Speaker 2]
Su questo Montanari la interrompo un attimo perché è una delle domande che fanno riferimento all’appello che la stessa candidata Funaro, la sua coalizione fa nell’esortare a votarla, c’è un pericolo davvero destra anche a Firenze?

[Speaker 1]
Penso di sì, però il problema è che Sara Funaro ha detto in un’intervista al Corriere Fiorentino che tutti abbiamo letto, ha la domanda precisa, occorre discontinuità, che tradotto nel linguaggio delle persone vuol dire c’è qualcosa da cambiare a Firenze? La risposta è no, se il partito democratico rivendica il diritto di fare lui il proprio nome per la poltrona di sindaco, per il posto di sindaco, per il servizio di sindaco diciamolo meglio e lo fa senza aprirsi alla città, senza nemmeno fare le primarie che sono il mito di fondazione del partito stesso e chi esce fuori dice o la città vi va bene così, nessuna discontinuità, Firenze deve continuare a essere così perché è il migliore dei mondi possibili, se non siete d’accordo votate a destra. Leggendo questo io credo che ci sia un’enorme quantità di persone che non vogliono la destra ma che vogliono cambiare, ora è possibile che queste persone siano costrette a non votare?

Io mi sono chiesto cosa farò il 9 giugno e insieme ad altre persone siamo detto che è possibile non provare a costruire una cosa diversa, ma diversa proprio nella lingua, nello sguardo, nel modo di pensare a questa città, davvero non c’è alternativa fra tenere tutto così com’è e avere la destra. Io credo che sia questa la ragione per cui Siena, Pisa, Lucca, Grosseto, Pistoia sono passate a destra, perché il partito democratico si è chiuso nei palazzi come un sistema di potere, avendo molto poco a che fare con quello che dice Elli Schlein, che io in gran parte condivido, ma che pare che qua non sia mai arrivato e dunque il rischio vero è che anche Firenze possa passare a destra e ci sono dei momenti in cui il principio di delega viene superato dall’idea di darsi da fare personalmente, io non credo che siamo in mani sicure, credo che ci siano dei momenti in cui anche chi fa altro nella vita e non ha nessuna intenzione di cambiare mestiere, non voglio fare il politico, ho detto che semmai mi potrei candidare al consiglio comunale, sappiamo quanto poco contiene consigli comunali, è un enorme problema, la legge elettorale dei sindaci che ora la Meloni vuole portare a Roma, il sindaco d’Italia, al premierato, è una legge che ha di fatto tagliato fuori la sovranità popolare e ridotto le assemblee civiche a poca cosa, quindi candidarsi al consiglio comunale è un atto di servizio davvero di umiltà, ma credo che sia questo il punto, provare a cambiare le cose con uno sguardo diverso e anche con l’idea che ci sia un’alternativa, frattutto così com’è, Firenze è così proiettata per altri 5 anni o 10 esattamente come è stata finora, o la destra, la destra non è il cambiamento, sarebbe un peggioramento drammatico, ma così

[Speaker 2]
non va bene.

[Speaker 1]
Ma il Santo un Papa molto noto naturalmente ha detto che quando incontri un viandante non chiedegli da dove vieni ma dove vai, chi sono questi viandanti? Al di là delle foto scattate in veterina, il caffè con la Cecilia del Re, ma chi sono i suoi viandanti in questo momento possibili? I viandanti possibili sono le centinaia di persone che ci saranno al Puccini il 10 febbraio, i viandanti sono le persone singole, le associazioni.

Ci sono anche degli elementi partitici o associativi che fanno la politica in qualche modo. Allora ecco questo è il problema, io non credo che debbano fare la politica loro, credo che si debba stare molto attenti a confondere i contenitori della politica che le danno una forma e una forma votabile al contenuto della politica che sono le persone. La sovranità appartiene al popolo e c’è bisogno di quella che si può chiamare un’azione popolare, un’iniziativa popolare.

Io credo che il punto sia un progetto per Firenze, come la vogliamo, le cose concrete di tutti i tipi, diciamole una fra tutti, pensabile dopo l’alluvione di Campi, andare ad allargare l’aeroporto per aumentare ancora i voli che atterrano e decollano sopra la testa delle persone che vivono alle piagge, distruggendo ancora di più quel terreno, quel territorio, quel suolo che è così pericoloso e che va curato e non devastato. Questo è un piano di discorso, poi c’è il piano di discorso a cui allude lei, cioè gli incontri con le forze che già ci sono in campo in qualche modo e che naturalmente va coltivato.

Noi abbiamo detto che vorremmo essere un luogo di cucitura, di ricucitura e naturalmente la cucitura è fra i cittadini ma anche fra i contenitori, però bisogna stare molto attenti a non parlare solo di quelli, perché se io apro i giornali, i fiorentini, si parla solo di quelli.

[Speaker 2]
Parliamo dei punti di contatto, questa convergenza all’insegna di una discontinuità, di una necessità di cambiamento, nell’incontro e nell’interlocuzione con Cecilia Del Rey, quali sono i vostri punti di contatto al di là di quello che bisogna cambiare le cose?

[Speaker 1]
Sto vedendo tutte le persone, tutte le forze che mi chiedono di vedermi in questo momento e ad altri chiederò anch’io di vederli e quindi tra tutti questi ho incontrato anche Cecilia Del Rey, quello che ci siamo detti è dove vogliamo andare e io gli ho detto Al Puccini emergerà un’idea di Firenze, se quell’idea tu la trovi convincente diccelo e questo lo sto dicendo a tutti gli altri, lo sto dicendo ai 5 Stelle, lo sto dicendo a Dimitri Palagi, lo sto dicendo a Firenze Città Aperta, ma nella mia lettera e nelle cose che ho detto all’uscita della lettera, paradossalmente lo dico anche al PD, forse non tanto paradossalmente, il PD ha scelto di avere una sua candidata, se facesse ora quello che non ha fatto prima, ascoltare tutti e parlare con tutti e fosse disponibile a pensare che se ci sedesse tutti a un tavolo potrebbe uscire un candidato sindaco, una candidata sindaca che tenga tutti insieme, che sia di tutti e di nessuno, saremmo ancora più forti, io mi aspettavo che con l’arrivo di Alice Line ci sarebbe stata un’apertura alle città, un’apertura forte e invece forse non per caso visto che Nardella era il candidato a fare il vice di Bonaccini, qui c’è un altro PD, quindi Cecilia Del Re è un’interlocutrice come tanti altri, naturalmente ha una storia diversa dalla mia, molto diversa dalla mia, ma tanti altri di queste persone hanno storie diverse, il punto è, c’è una convergenza reale e credibile su, come dire, il traguardo, sulla Firenze che vorremmo, è il discorso di Giovanni Ventitraesimo, lo vedremo, lo capiremo, però è difficile capirlo senza parlarsi, mi fa molta impressione che faccia notizia, che uno si parli, una città di persone autoreferenziali che dovrebbero guardarsi in cagnesco, io ho sempre parlato con chiunque mi abbia invitato a farlo, anche Sara Funaro mi ha chiesto tramite canali amichevoli se ci vedremo, certo io la vedrò volentieri, vedrò chiunque, a parte naturalmente i fascisti, semplifico ma non troppo purtroppo.

[Speaker 2]
Dal punto di vista però dei contenuti come l’aeroporto lei citava, Sinistra italiana che sta dentro la coalizione di Funaro dice abbiamo dei punti di convergenza programmatica su delle priorità, sull’aeroporto abbiamo già fatto carezza, noi nelle sedi istituzionali voteremo no, secondo lei è contemplabile una posizione del genere all’interno della coalizione?

[Speaker 1]
Guardi io vorrei evitare di parlare, credo che una delle ragioni per cui sono qua è provare a parlare un linguaggio diverso, non lo so, lo vedranno loro, io non sono un esperto di coalizione, di punti di caduta e di accordi, io credo che una forza come Sinistra italiana dovrebbe essere molto interessata, se è vero quello che dice, le cose in cui crede, a un’apertura alla città e a un cambiamento di passi, un cambiamento di linguaggio, mi sembra molto strano che si ritrovi in una posizione o tutto così come la destra, un partito che si chiama Sinistra italiana immagino che voglia cambiare le cose, che non sia un partito della conservazione, immagino, è il grande problema della sinistra che è diventata contenitore di conservazione, forse questo è stato il grande male della

[Speaker 2]
sinistra.

[Speaker 1]
La prima volta che ho parlato con Elie Schlein dopo la sua elezione, io conosco Elie da tanto tempo, quando ci ho parlato dopo la sua elezione a segretaria, la prima cosa che gli ho detto, tu vieni dall’Emilia, sei stata vicepresidente della regione, tu lo sai che nella tua regione e nella mia regione il PD coincide con un sistema di potere e che bisogna separare un progetto di società da una gestione ultradecennale del potere, perché se no le due cose, tu non puoi parlare di una società diversa, futura, mentre contemporaneamente ne continui a costruire un’altra, ma senza nessuna ostilità, siamo tutti consapevoli che un’alternativa al governo di questa terrificante destra non si fa senza il PD, ma il problema è quale PD per fare che cosa?

Certo, ma rispetto ad alcune tematiche importanti come i temi della gentrificazione, della costruzione di megatori con investimenti asiatici eccetera, dal suo punto di vista voi non sono già usciti dalla stalla? A me fa molta impressione che negli ultimi mesi, non è un problema di persone, però bisognerà pur dire che Daniel Nardella fra vice sindacatura di Renzi e sindacatura propria è lì da 15 anni, mi fa molta impressione che in zona Cesarini abbia detto, si è accorto che c’è un problema con il BNB, che c’è un problema con la città in vendita, che c’è un problema con il fatto che una persona normale non riesce a affittare una casa a Firenze nemmeno venendoci a lavorare con un buono stipendio, ci sono aziende anche grosse a Firenze che hanno problemi quando suono qualcuno da fuori perché questo qualcuno non trova modo di vivere a Firenze.

Che Firenze è un albergo, quando eravamo ragazzi i genitori ci dicevano che questa casa non era un albergo, stai ogni tanto a casa, questa città non è un albergo, bisognerebbe cominciare a dire questo, dire che Firenze è una città e non una merce di lusso comincia ad essere rivoluzionario, ma il problema è che in 15 anni si è andato in questa direzione, ho ripubblicato il mio libro Le pietre del popolo dopo 10 anni con i capitoli sulla cena della Ferraria Pontevecchio, siamo arrivati a un punto in cui pochi mesi fa, l’anno scorso, quando American Express ha proiettato il suo logo sul portico degli innocenti di Brunelleschi, la carta di credito più esclusiva del mondo sul luogo in cui dormono gli esclusi, l’abate di San Miniato, padre Bernardo ha scritto su Twitter basta, basta, ora se l’abate di San Miniato, che è persona mite, arriva a dire su Twitter basta, basta, basta, a cosa lo dice questo basta? Allora da una parte c’è padre Bernardo che dice basta, basta, basta, dall’altra c’è Sara Funaro che dice l’unica discontinuità possibile è la destra, cioè va tutto bene, allora siamo in due città diverse, siamo in due mondi diversi, a cosa diciamo basta?

Diciamo basta alla città dei ricchi, alla città dell’esclusione, alla città dei privilegiati, del lusso, alle due Firenze, ma che rapporto c’è fra la città vetrina, la città salotto e le piagge? Che rapporto c’è? Io ve lo chiedo, è la stessa città, sono due città diverse, sono due mondi diversi, allora diciamo non so se, non credo che basti negli ultimi minuti quando ci si rende conto che tutto è tracollato, provare timidamente a fare qualcosa che probabilmente non è nemmeno efficace, durante la pandemia ci fu un seminario organizzato dall’università di Firenze sui cambiamenti necessari, lì tutti dicevano nulla sarà più come prima, c’era Tommaso Sacchi che era l’assessore del Comune di Firenze della cultura orario a Milano che parlava, e lui mi garantì, guarda Tommaso cambiava, era pubblico, era anche online ancora, cambierà tutto, si guarda che ci vuole quella che i greci chiamano una metanoia, cioè una conversione, un cambiamento profondo, non bastano due provvedimenti, che idea hai tu di Firenze? Le cose sono mi pare proseguite invece esattamente come erano, in questi giorni si apprende che l’ospedale San Giovanni di Dio, poi il Comune sta cercando di fare retromarcia, naturalmente l’antico ospedale San Giovanni di Dio, che però nasce come un luogo di cura fondato dalla famiglia di Amerigo Vespucci, sulle case dei Vespucci, in una proiezione nel futuro dei tempi in cui si pensava che il bene comune sarebbe durato e che gli spazi più importanti erano di tutti, diventerà un luogo di residenza venduto a un privato, ora un privato non farà social housing in Borgognissanti, a Firenze, e questo succede oggi, i pezzi della città continuano ad essere ceduti al mercato senza un progetto, io ricordo il book per gli investitori stranieri fatto da Nardella.

[Speaker 2]
Ma tutto questo per lei rappresenta l’immagine dei ponti distrutti di Firenze durante appunto il nazifascismo, voglio dire cosa mutua l’associazione 11 agosto dalla liberazione di Firenze, siamo veramente in quello stato?

[Speaker 1]
Allora, 11 agosto si chiama così perché intanto non è una lista è un’associazione, non avremmo mai usato questo nome per una lista, se nascerà una lista ovviamente si chiamerà in un modo diverso, non si chiederà di votare l’11 agosto, però io sono stato presidente nazionale di libertà e giustizia, il presidente onorario era Gustavo Zagrebeschi, nessuno ci ha mai detto che la libertà e la giustizia erano di qualcun altro, non dovevamo prenderle francamente, e quindi non vedo perché l’11 agosto non possa essere di tutti, è divisivo solo per i fascisti, è un’associazione antifascista, ma è un’associazione che dice una cosa importante, dall’11 agosto per Firenze, dal 25 aprile per tutti gli italiani, nasce la costituzione, la costituzione è un progetto politico, non è mica soltanto un quadro di norme, Calamandrei diceva se non dai a ogni uomo la dignità di uomo, se non fai l’eguaglianza sostanziale e Pertini diceva guardate che quando smetteremo di costruire giustizia sociale, oggi forse direbbe inclusione anche accanto a giustizia sociale e altre parole, anche la libertà la perderemo, perché non è che l’antifascismo è mettere le corone e celebrare i partigiani e poi c’è un altro elemento, i partigiani sono morti perché noi potessimo votare liberamente, allora un’associazione che ha come scopo principale riportare le persone a votare, cioè rimettere insieme la democrazia delle strade, la costruzione della solidarietà e della giustizia per strada, le associazioni, il volontariato, quei piccoli gesti della sinistra di ogni giorno, con l’idea che però non possiamo rinunciare alla democrazia rappresentativa, cioè non è giusto pensare che votare ormai sia impossibile, perché questo è un disastro, alla fine c’è qualcuno che ci crede invece che si possa prendere il potere con il voto ed erano quelli che l’11 agosto pensavano aver sconfitto per sempre, allora l’11 agosto non lo vogliamo togliere a nessuno, ma lo vorremmo per tutti, cioè chi non può iscriversi ad un’associazione in cui si dice ridiamo corpo al progetto della Costituzione, pieno sviluppo della persona umana, articolo 3. C’è una questione importante, ne abbiamo discusso tante volte negli anni, cioè la questione del merito, di parlare linguaggi diversi, dei contenuti, sono questioni doppiamente importanti, lo sono in sé e lo sono perché spesso vanno in secondo piano, però spesso abbiamo avuto modo di parlare sul fatto che anche in qualche modo le leadership sono importanti, cioè io nonostante possa essere il più fervente dei gandiani non ho il carisma di Gandhi, non ho quella forza morale, quella forza interiore che distingue una persona da un’altra persona.

Ora lei non ci fa dormire da alcuni giorni, io la pregherei perché lei ha detto io il nome, ce l’aveva in mente, però lo doverò al momento opportuno. Anche su questo si può fare un ragionamento sereno e in questo senso anche condiviso, anche confrontandosi con una platea al Puccini che dice ma forse io no. Certo ma è ovvio che il nome ci deve essere perché alla fine un nome su quella scheda ci dovrà essere e vorrei dire anche purtroppo perché questa legge elettorale induce a una semplificazione dell’identità orribile.

La legge elettorale più amata dagli più popolari. La legge in cui si identifica completamente Matteo Renzi, sindaco d’Italia, lui lo voleva anche a Roma.

[Speaker 2]
Perché non avevamo novinato fino ad ora.

[Speaker 1]
Perché porta male anche.

[Speaker 2]
No no perché è un ragionamento di continuo.

[Speaker 1]
Certo ma allora però anche questo bisogna mettere in mano forse anche quella legge popolare. I vecchi fiorentini hanno detto non si può mettere le carri avanti ai buoi, cioè il punto è che il nome è il segno e la sintesi un progetto di una visione diplicità e anche di un accordo e di un percorso condiviso, partire con il nome. Io ho detto io se nasce questa lista io credo che nascerà e se si riterrà opportuno io sono disposto a candidarmi come capolista del Consiglio Comunale.

Ho detto questo e a me pare anche giusto che una persona che ha in questi ultimi anni ottenuto una certa notorietà semplicemente perché provo a dire le cose che dico ora in pubblico poi alla fine però si metta al servizio che non usi questa notorietà per dire votate me e basta. Si metta al servizio di un progetto. Non vale che questo sia stato strettamente coerente.

Io sono cresciuto con Don Milani che diceva fate strada ai poveri senza farvi strada quindi il punto è come dire mettersi al servizio di un progetto di cambiamento dopodiché ci sarà qualcuno che si metterà al servizio in quella posizione che ci vorrà però diciamo non è che lo devo dire io, io posso fare un suggerimento però diciamo poi bisognerà decidere in tanti e bisognerà decidere però pensando che non è quello quello che conta certo conta anche quello però bisogna abitare anche la comunicazione, i dibattiti in un modo diverso perché se tu abiti questi luoghi come tutti gli altri ne vieni mangiato ci vuole uno stile diverso ci vuole un modo in cui si faccia capire che le cose importanti sono altrove poi è importante stare lì in un certo modo perché il nostro obiettivo è andare al ballottaggio o vincere al primo turno se ci riusciamo è un obiettivo alto però diciamo lo stile con cui si fanno queste cose è molto importante perché la forma e il contenuto in questo sono simili cioè il carisma del leader non ha nessun senso se non c’è un processo di partecipazione assolutamente, Montanari

[Speaker 2]
davvero una battuta siamo in chiusura e sull’assenza del nome nel centro-destra ancora sull’attesa verso uno Schmidt che adesso è in quel di Capodimonte?

[Speaker 1]
Ma cosa potrei dire se la vedranno loro mi pare che sono così lontano da quelle antropologie che non saprei neanche immaginare qualche cosa io ho sempre pensato che Schmidt alla fine non si sarebbe candidato però magari sarò smentito non lo so mi sembra che ci sia una coalizione in cerca di coperture presentabili di nomi presentabili su idee in larga parte impresentabili perché radicalmente contrario alla costituzione della repubblica italiana se Schmidt si acconcerà a fare da paravento da portavoce lo vedremo.

[Speaker 2]
Allora intanto prendendo spunto del manifesto di 11 agosto cominciamo con un’associazione andiamo verso una lista nel frattempo l’appuntamento importante è quello del 10 febbraio al teatro Puccini dalle 16 che naturalmente seguiremo ringraziamo Tommaso Montanari per essere stato con noi.

[Speaker 1]
Grazie per esserci venuto a trovare.

[Speaker 2]
E annunciamo la prossima ospite domani ci sarà Cecilia Del Re sentiremo anche lei cosa ci dirà in questa interlocuzione anche in questa necessità di discontinuità con la sua Firenze democratica tutti al voto domani dalle 8

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